Luogo Comune

Luogo Comune

Bio

Luogo Comune è un artista multidisciplinare italiano. Attualmente vive e lavora a Bologna. Dal 2017  lavora come freelance. La sua pratica artistica abbraccia sia il lavoro in esterno che quello in interno utilizzando una grande varietà di medium. Come illustratore ha raccolto molte richieste editoriali quali illustrazioni per magazine, libri illustrati e collaborato con alcuni collettivi artistici. Come muralista ha dipinto in diverse città italiane e all’estero in paesi tra cui Polonia, Austria, Inghilterra, Spagna e Marocco. Un suo grande interesse è quello di lavorare e mettere in discussione gli aspetti degli spazi pubblici e urbani per produrre grandi opere site-specific. Il suo lavoro si basa su un linguaggio visuale ricco di simbologia che combina elementi della flora, fauna, oggetti delle tradizioni locali o contemporanei, sfruttando principalmente palette di colori piatti e un approccio grafico come punto chiave per discutere la condizione umana e riflettere sui contesto sociale odierno.

Descrizione Opera

“Il suo scopo non è insegnare verità, ma di porre domande: domande sul dolore degli altri”. Partendo da questa citazione del piccolo ma significativo pamphlet “Il dolore e l’esilio” di Guido  Crainz, l’opera dell’artista Luogo Comune vuole riflettere sul tema dell’arrivo nel 1952 di una parte  della comunità di esuli dell’Istria nel quartiere di S.Bartolomeo a Brescia.  

Una grossa parte del lavoro e della ricerca dell’artista è proprio quella di realizzare interventi site specific che abbiano una forte relazione con il contesto in cui si inseriscono e che instaurano un  dialogo narrativo con tematiche e storie legate al territorio. 

In questo caso attraverso delicate metafore l’arista sceglie di rappresentare elementi naturalistici e  antiche leggende dell’area nord adriatica per costruire e suggerire una narrazione su questo tema  complesso così legato al quartiere.  

La parte superiore del dipinto fa quindi riferimento alla leggenda di Bora, figlia di Vento, che  innamoratasi dell’eroe umano Tergesteo se lo vide strappato dal padre geloso. Bora, straziata dal dolore, incominciò ad urlare e a piangere tanto forte che ogni sua lacrima si trasformava in pietra. Nel tentativo di consolarla da tanta disperazione, Madre Natura fece  nascere dal sangue di Tergesteo la pianta di Sommaco, che da allora inonda di rosso l’autunno  dell’Altopiano Carsico, morfologia presente nella parte nord est dell’Istria. 

Proprio questo albero, raffigurato nella parte inferiore del dipinto, si lega fortemente a un altro  importante aspetto del quartiere: la presenza di concerie nell’antichità. 

Le foglie dell’albero, ricche di tannino e trementina, infatti venivano infatti usate nella concia delle  pelli e per la tintura delle stoffe. Infine S.Bartolomeo, da cui prende il nome il quartiere, è un Santo  martire morto scuoiato, il cui attributo è proprio il coltello, patrono dei pellicciai e dei conciatori. 

Tutti gli elementi del disegno, dagli strumenti del mestiere del conciatore ai dettagli naturalistici  del territorio Istriano ispirati dalle illustrazioni dai manuali di geologia e cartografia, vengono  elaborati in chiave grafica, inseriti all’interno di una studiata composizione e combinati ad una  ristretta palette di colori finemente bilanciati, innestando pienamente l’opera nella recente ricerca  visuale dell’artista. 

Attraverso una fitta rete di rimandi e simbologie, interconnessi tra loro, lo spettatore ha gli  elementi per avvicinarsi e interrogarsi sulla questione dell’esodo del popolo

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